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Futuro in Arbëria: visioni di donne

Un'opera di arte e di reportage dai Paesi del popolo arbëresh. Inserita nella Collana “Ricerche” dell'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (Ministero della Cultura), è stata pubblicata il 08/03/2023.

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Il libro è in vendita online su Cpadver, Libraccio, UbikMondadoristore, Ibs, Libreriauniversitaria, Hoepli, Amazon e altri.

Un sentito ringraziamento a:

  • Cooperativa BIOSYBARIS di Cantinella (CS) e BCC Mediocrati per i generosi contributi alla copertura dei costi di stampa;

  • Ambasciate di Albania e Kosovo, Amministrazioni dei Comuni arbëreshë del Cosentino, per i patrocini.

Una versione inglese sarà disponibile in formato digitale.

 

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Dalla Quarta di copertina

Questo è il mio primo ricordo di un paese arbëresh: fra abiti, lingua e canti a me sconosciuti, d’un tratto non capivo più dove mi trovassi, o in quale tempo. Vent’anni fa non sapevo niente di loro; ancora oggi li conoscono in pochi. Sono italo-albanesi antichi, sangue sparso della Diaspora, stabilitisi in Italia da quasi seicento anni.Pasolini li definì un “miracolo antropologico” grazie alla conservazione di riti, costumi e lingua.In queste pagine ho raccolto microbiografie e scolpito ritratti di donne arbëreshe, dedite a tener viva la loro cultura, oggi marcatamente femminile. Con la potenza di piccole azioni quotidiane, senza rumore, contribuiscono all’emergere di nuove ragioni di esistere per i loro paesi fiaccati dallo spopolamento.Alcuni considerano queste donne come ultime testimoni di un popolo, ma preferisco vederle come le prime di una nuova fase storica.La loro vicenda ci riguarda tutti. I paesi arbëreshë offrono ancora vie diverse di intendere convivialità, ospitalità e vita: occasioni preziose in un tempo di appiattimento.

Short presentation from the back cover

This is the first memory I have of an Arbëresh village: walking unknowingly through the streets of one of their villages, I find myself unexpectedly immersed in the colours of their costumes, enveloped by the sound of their language and their poignant chants, and suddenly I no longer understand where I am or what time it is. It was 2005 and I knew nothing about them. Even today it seems to me that very few people know them: they are ancient Italo-Albanians, scattered blood of the diaspora, settled in Italy for almost six hundred years. In 1975, the famous poet and writer Pier Paolo Pasolini called them an "anthropological miracle" for the amazing preservation of their rituals, customs and language. In the pages of this book, I have collected microbiographies and sculpted photographic portraits of the women of Arbëreshe, who are dedicated to keeping alive their culture, which is now decidedly feminine. With the power of small, silent daily actions, these women are helping to create new reasons for their depopulated villages to exist, and although they are often not fully aware of it, they could be generating forms of social innovation. Some see these women as the last witnesses of a people, but I prefer to see them as the first of a new historical phase. I have written this book because their story can be inspiring and is certainly of interest beyond the ethno-anthropologists. Arbëreshë villages still offer different ways of understanding conviviality, hospitality and life: valuable opportunities in an age of cultural flattening.

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